Nella notte tutto è fermo, calmo, immobile. Momento ideale per scrivere. Solo il rumore dei pensieri e le dita che, veloci, percorrono la tastiera del computer.
Mani in cerca di lettere e parole per raccontare un mese, il primo, il mio, in una nuova realtà lavorativa.
Un posto dove le persone dimorano e il passato traspare immacolato dai loro racconti, a volte confusi ed incerti, altre invece chiari e nitidi come campi di grano assolati.
Un luogo dove le persone trascorrono gli ultimi anni che la vita concede, senza sconti, senza premi, senza ma.
Le persone che ci lavorano possono, con un solo sorriso, un gesto d’affetto o parola gentile, sollevare cuori condannati alla solitudine. E, attraverso l’ascolto consapevole, comprendere e risolvere situazioni delicate che, solo chi lavora in questi contesti, può realmente capire.
Un giorno, mentre camminavo lungo il corridoio centrale, un signore iniziò a raccontarmi di un confuso ricordo e poi, d’un tratto, quasi a ritrovare il filo conduttore di quell’intricato pensiero, mi disse: – faccia attenzione, preghi e apra il suo spazio agli altri. Arrivederci – .
Oggi ho compiuto un mese qui.
Questa mattina, sulla mia scrivania, c’era ad attendermi una splendida pianta dai fiori gialli e rigogliosi. Insieme ad essa un bigliettino della collega:
– Buon primo mese!
Complicato ma grazie per averci creduto – .
Tutti noi, per questa strana vita, siamo di passaggio ed è quanto ognuno di noi dona in quel passaggio che conta. Donare il cuore e le sue mille sfaccettature, solo questo vale ed è quello che poi resta, anche dopo di noi.
P.S. Grazie al destino per avermi donato questa opportunità!
Auguri!
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Grazie!
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